"Italia Viva" sulla riapertura delle scuole
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a cura dei coordinatori pugliesi di "Italia Viva" (tra questi la nocese Anna Maria Gentile) sulla questione "riapertura scuole".
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I COORDINATORI PUGLIESI DI ITALIA VIVA
INTERVENGONO SULLA QUESTIONE DELLA RIAPERTURA DELLE SCUOLE
Il 28 maggio scorso il Comitato tecnico scientifico istituito presso il Dipartimento della Protezione Civile ha fornito al decisore politico le proprie indicazioni per consentire la ripresa delle attività didattiche, il primo di settembre del 2020, in condizioni di sufficiente sicurezza. Garantendo cioè sia la tutela sanitaria di alunni e personale della Scuola a fronte del rischio da Covid 19, sia il diritto fondamentale alla educazione e all’istruzione. Le Coordinatrici e i Coordinatori di Italia Viva Puglia, avvalendosi dell’analisi del documento condotta dal “Cantiere scuola” della Provincia di Bari, intendono qui far rilevare i principali punti di criticità che emergono dal documento stesso.
La prima osservazione riguarda i problemi connessi con l'edilizia scolastica: alla pagina 9 del documento si ricorda che in base a dati del Ministero dell'Istruzione il 23%, quindi quasi 1 su 4, degli edifici scolastici presenti in Italia non è stato costruito con questa destinazione d'uso, cioè non è stato costruito per essere una scuola. E’ da considerare inoltre che 58.842 edifici scolastici presenti in Italia, 21 mila sono stati costruiti dal 1976 in poi, 23.800 dal ‘46 al ‘75 e 3800 addirittura prima del 1920.
Del resto, questa è una situazione ben nota a tutti quanti hanno avuto l'opportunità di entrare in qualche edificio scolastico e particolarmente drammatica in alcune zone del nostro Paese: aule piccole e sovraffollate, corridoi stretti, laboratori e servizi non sempre adeguati, scale, vie di accesso e di esodo non sempre ampie e sicure. L'adeguamento alle norme di sicurezza o perlomeno a criteri più elevati di decoro e fruibilità di questi edifici è un lavoro che impegna da decenni buona parte delle scuole italiane e degli Enti locali.
Appare quindi estremamente problematico che tale situazione possa essere sanata in tempi così ristretti come quelli che ci separano dal primo settembre del 2020, anche presupponendo la celerità degli Enti locali nell’accogliere le richieste dei Dirigenti scolastici e nel mettere in cantiere gli interventi edilizi opportuni per adeguare gli edifici o addirittura ricavare nuove aule.
La seconda criticità che è possibile rilevare nel documento riguarda l'insufficienza delle dotazioni organiche, ossia in altre parole del numero di docenti e collaboratori scolastici (bidelli) necessari per rendere possibile, ad esempio, la divisione delle classi numerose in gruppi più ristretti e quindi meno passibili della diffusione del virus. Appare di immediata evidenza che per insegnare a due gruppi di 10 alunni ciascuno in due aule diverse occorreranno più insegnanti che per gestire un'unica classe di 20 alunni in una sola aula. Analogo discorso può essere esteso alle prestazioni dei collaboratori scolastici.
Si tengano presenti anche le difficoltà che sarebbero legate alla gestione dei servizi di refezione e mensa, per quanto riguarda gli spazi da adibire e il personale che dovrebbe sovrintendere a questi momenti della vita scolastica, delicatissimi per quanto attiene all’igiene.
Terzo elemento di criticità è quello che riguarda l'ipotesi, come riporta il documento, di "rimodulare alcuni aspetti regolamentari e didattici relativi all’ organizzazione scolastica”: ad esempio attraverso la ridefinizione del monte ore delle discipline oppure la riduzione della durata delle unità orarie di lezione. E’ appena il caso di ricordare come questi aspetti abbiano sollecitato nei decenni scorsi la riflessione approfondita e il laborioso confronto di intere commissioni ministeriali, di Sindacati, forze politiche, di pedagogisti, di esperti di amministrazione scolastica… Ancora una volta occorre un grande sforzo di ottimismo per immaginare che l'assetto complessivo e complesso dell'organizzazione scolastica italiana possa essere manomesso e modificato, seppur “transitoriamente”, nello spazio di alcune settimane. A proposito di quest'ultimo aspetto, il comitato tecnico riconosce chiaramente che tali modifiche sono "in capo all'amministrazione scolastica centrale” e questo appare un nodo cruciale di tutta la questione: gli interventi sopra elencati richiedono tutti, non solo quest'ultimo, che le autonomie scolastiche, i docenti, i genitori, gli alunni, tutto il personale abbia il conforto di indicazioni precise da parte del legislatore e degli organi di governo e, in ultima istanza, dal Ministero dell'Istruzione e che queste indicazioni siano tempestive, chiare, non contraddittorie e soprattutto non diano l'impressione di affidare tutto l'onere di scelte, decisioni e sforzi organizzativi onerosissimi e gravidi di pesanti conseguenze alle singole scuole.
Preso atto questa di questa situazione e dati i tempi ristretti a disposizione e la difficoltà di intervenire in maniera efficace e risolutiva sui tre aspetti sopra considerati, si ritiene debba essere seriamente presa in considerazione una delle ipotesi lasciate aperte dal Comitato tecnico scientifico, soprattutto per quanto riguarda le scuole secondarie di primo e secondo grado: quella che prevede la predisposizione di una turnazione delle classi o meglio dei gruppi classe. Ad esempio, per semplificare: una classe di 20 alunni potrebbe essere divisa in due gruppi da 10. Di questi due gruppi, uno seguirebbe la didattica in presenza, in aula, mentre l'altro sarebbe collegato da casa attraverso la didattica a distanza. I due gruppi si alternerebbero, con cadenza che ogni singola scuola potrebbe stabilire ma che indicativamente potrebbe essere su base settimanale. Questa soluzione eviterebbe problemi legati alla disponibilità di nuove aule e alla dotazione organica degli insegnanti, dal momento che ogni docente farebbe lezione "normalmente” in aula, secondo il proprio orario consueto, a non più di 10 alunni per volta e sarebbe collegato contemporaneamente con il resto della classe in remoto.
Ai momenti di presenza in aula potrebbero essere riservate le attività che più hanno suscitato perplessità nel corso di questi mesi di Didattica a distanza e cioè quelle relative alla verifica e alla valutazione degli apprendimenti. Tra l’altro, adottare questa organizzazione consentirebbe di non disperdere il patrimonio di competenze ed innovazione maturato in questi ultimi mesi dai docenti impegnati nella Didattica a distanza.
Al di là di suggerimenti e ipotesi, sui quali la discussione dovrebbe essere quanto più possibile aperta a tutti gli stakeholders della scuola, si ribadisce la necessità che il decisore politico e le autorità ministeriali provvedano ad assumere, come il loro ruolo richiede, la necessaria funzione di leadership autorevole del mondo della scuola e svolgano questa funzione attraverso decisioni tempestive e limpide, che non diano spazio a equivoci e incertezze in quanti dovranno metterle in pratica (dirigenti docenti personale scolastico) e soprattutto in quanti dovranno sperimentarne le conseguenze (famiglie e alunni).
Firmato: Le Coordinatrici e i Coordinatori di ITALIA VIVA PUGLIA